• scadenza: 29 aprile 2019, 11:30
  • N. 1 posto disponibile
  • Euro 10.000,00 lordo Ente
  • Profilo ricercato: Negli ultimi anni, l’interesse per Lev Vygotskij, la cui opera per lunghi anni è rimasta nell’oblio, si è manifestato su sponde diverse da quella strettamente psico-pedagogica. Dall’antropologia alla filosofia, dalla linguistica alle neuroscienze, il lascito teorico vygotskijano ha riscontrato l’interesse di aree disciplinari che, da prospettive inedite, si sono confrontate con i capisaldi teorici dello scienziato sovietico: l’interazione fra lo sviluppo delle facoltà cognitive e il contesto storico-culturale dell’apprendimento, il linguaggio come regolatore dell’interazione fra i soggetti, la definizione della cultura come sistema complesso di artefatti-mediatori, l’individuo come essere sociale. Gli ultimi due temi, in particolare, hanno attirato l’attenzione degli studiosi contemporanei - tra i quali Balibar (2014), Clark (2004, 2013), Tomasello (2010, 2018), Ammaniti e Gallese (2014) - e sono stati oggetto di suggestive rivisitazioni. Come è noto, per Vygotskij l’ambiente è rivoluzionato senza sosta dall’azione di artefatti simbolico/cognitivi (linguistici, notazionali) e materiali (tecnologici) che mediano l’interazione tra l’essere umano e la comunità di appartenenza. “Nell’uomo – scrive Vygotskij (1931) - mutato completamente il tipo di adattamento, si pone in primo piano lo sviluppo degli organi artificiali, degli strumenti, e non il mutamento degli organi e della struttura del corpo”. Gli individui, pertanto, pensano per mezzo di artefatti e le caratteristiche del loro pensare sono determinate dai modi in cui tali artefatti si sono storicamente sviluppati. Ma – e qui risiede la folgorante intuizione vygotskijana – se è vero che “nell’uomo, in virtù della natura particolare dell’adattamento (uso degli strumenti, attività di lavoro), lo sviluppo degli organi artificiali prende il posto dello sviluppo degli organi naturali, che cosa prende il posto dello sviluppo organico del sistema nervoso nello sviluppo psichico, a che cosa, in generale, intendiamo riferirci quando parliamo di sviluppo delle funzioni psichiche superiori senza mutamenti del tipo biologico?”. L’interrogativo di Vygotskij apre a scenari che solo oggi riusciamo ad apprezzare a pieno, nell’ambito, ad esempio, della riflessione sulla cosiddetta condizione post-umana e le implicazioni sociali e culturali connesse allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. L’era digitale, infatti – soprattutto dopo la nascita del Web - ha prodotto artefatti cognitivi e tecnologici la cui eccezionale potenza incide non solo sulle modalità operative della mente ma dà luogo a set comportamentali che si riverberano – alterandoli - sui processi di significazione sociale. Se è vero, infatti, che da sempre, come insegna McLuhan (1964) le capacità cognitive e relazionali umane si sono modificate ed evolute in concomitanza con le innovazioni tecnologiche di volta in volta introdotte (la scrittura, la stampa, il telegrafo, il telefono ecc.) è anche vero che è solo a partire dagli artefatti digitali che si è maturato il passaggio da “strumento” a “dispositivo”, cioè dalla dimensione di supporto macchinico a quella di vera e propria “macchina culturale”. Il prodotto più evidente di questo passaggio è l’algoritmo computazionale che, lungi dall’essere un costrutto puramente matematico, opera come una macchina culturale che modifica la geografia dell’autoreferenzialità umana (Fynn, 2018). Basti pensare alla capacità delle macchine algoritmiche implementate nell’architettura dei motori di ricerca (Google), delle piattaforme di e-commerce (Amazon) o di sharing (Youtube) di orientare le scelte e i comportamenti degli utenti attraverso le strategie di personalizzazione. Analoghe considerazioni possono essere svolte riguardo la progettazione e il funzionamento delle App, che utilizzano algoritmi di apprendimento automatico in grado di creare altri algoritmi (Domingos, 2016 Cardon, 2016) dando luogo a sistemi computazionali che si adattano al nostro comportamento e, al tempo stesso, lo modificano, secondo un processo ermeneutico reciproco che crea cultura. Su tali temi, di grande interesse potrebbe essere una rilettura ragionata del concetto vygotskijano di “artefatto culturale”, così come una riflessione sul rapporto che lega oggi lo sviluppo dei processi psichici superiori al machine learning. Altra celebre tesi di Vygotskij che si presta a essere rivisitata alla luce degli studi sull’intelligenza collettiva (Levy, 1996) e su quella connettiva (De Kerchove, 2014) è quella che postula, nell’ambito del processo evolutivo dell’essere umano, l’esistenza di una prima fase, definita sociale, che anticipa quella propriamente “individuale”, riferibile cioè alle specificità del singolo soggetto. Le capacità cognitive e le funzioni psichiche, in altri termini, si manifesterebbero prima come funzioni sociali e solo successivamente come attività autonome dell’individuo. Sulla scorta di tale tesi, autori come Etienne Balibar (2002, 2014) e Felice Cimatti (2014), recuperando la lezione di Simondon (2006), hanno letto questo stadio pre-individuale attraverso la categoria della trans-individualità, una sorta di individuazione collettiva che definisce una zona intermedia tra individuo e società, che potrebbe rivelarsi una suggestiva griglia di lettura dell’architettura dei social network e delle reti non egocentrate, nelle quali l’accento cade sulla relazione e sul riconoscimento reciproco (Bourdieu, 2019) più che sui soggetti che le popolano. L’incarico avrà ad oggetto le seguenti attività: • vaglio della letteratura nazionale e internazionale sui temi oggetto del progetto di ricerca; • individuazione di possibili campi di applicazione di tali temi in ambito pedagogico e inclusivo; • sviluppo di una prospettiva di analisi e di ricerca originale sui temi oggetto del progetto di ricerca; • stesura di una accurata e documentata relazione sulle varie fasi della ricerca e sulle ipotesi da essa scaturite; • organizzazione di un evento convegnistico conclusivo nell’ambito della comunità della Pedagogia Speciale in collaborazione con la Società Italiana di Pedagogia Speciale (SIPES).
  • Periodo di riferimento: 9 mesi
  • N. protocollo: Rep. n. 63/2019 Prot. n. 437 del 11.04.2019
  • Responsabile di procedimento: Dott.ssa Michela Dalla Vite